La quota 96 era un requisito fondamentale per accedere alla pensione, almeno fino a pochi anni fa.

Il numero 96 é il risultato della somma dei due fattori che compongono la quota, ovvero 60 anni di età e 36 anni di contributi. La somma non doveva essere per forza il risultato di queste due cifre.

Con 35 anni di contributi versati e 61 di età si aveva diritto alla pensione, perché la somma faceva, appunto, 96. Un meccanismo abbastanza semplice e lineare, ma poi, come sappiamo tutti, é arrivata la Riforma Fornero, vediamo cosa é cambiato e chi può ancora usufruire della quota 96 per accedere alla pensione.

Cosa é cambiato con la riforma Fornero e la quota 96

fornero riforma
La Fornero con il mano il documento della riforma sul lavoro, riguardante anche la quota 96

Con la riforma del Ministro Fornero questa quota non era più tenuta in considerazione,, così come il tipo di lavoro svolto nella vita, usurante o meno. Questo ha portato migliaia di persone a vedersi sfumare la meritata pensione da davanti agli occhi.

Questa eliminazione della quota ha molto colpito soprattutto i lavoratori della scuola ma non solo. Quasi 10.000 persone non hanno potuto avvalersene e non sono quindi potuti andare in pensione quando avrebbero voluto, sono stati chiamati gli esodati della scuola, per distinguerli dagli altri 140.000 esodati.

Ma i cambiamenti per la pensione degli insegnanti non finiva qui, nella scuola, gli anni contributivi venivano conteggiati tenendo in considerazione l’anno scolastico e non l’anno solare che, come sappiamo, non coincidono. Anche questa parte non é stata presa in considerazione dalla Fornero costringendo chi, fino a pochi mesi prima, era in regola con i contributi, a lavorare un anno in più.

Ma non sono, soprattutto nel mondo della scuola, questa legge permetteva agli insegnanti di andare in pensione ad un’età ragionevole in considerazione del fatto che, iniziando a lavorare più tardi rispetto ad altri settori, il raggiungimento della quota contributiva di 36 anni sarebbe giunto in età avanzata. Insomma, la quota 96 garantiva il ricambio generazionale, fondamentale nel mondo dell’Istruzione. La riforma Fornero, invece, fissa a 67 anni l’età anagrafica per la pensione.

Cosa é successo dopo la riforma Fornero: chi può ancora sfruttare la quota 96

riforma Fornero
Parlamentari che protestano per la riforma Fornero in merito anche alla quota 96

Così come la questione degli esodati, anche il nodo della quota 96 non é ancora stato sciolto del tutto. Oggi, come scritto nel Decreto Legislativo n. 201 del 2011, i dipendenti del settore privato che, alla fine del 2012, avevano già raggiunto la quota 96 potranno andare in pensione a 64 anni di età.

Come abbiamo visto chi ha maturato 36 o 35 anni di contributi e 60 o 61 anni di età anagrafica al 31 dicembre 2012 potrà quindi andare in pensione a 64 anni, le donne invece dovranno aver maturato 20 anni di contributi.

Ma non tutti coloro che corrispondono a possiedono queste caratteristiche potranno andare in pensione anticipata a 64 anni. I periodi di contribuzione volontaria o figurativa non verranno presi in considerazione così come chi ha maturato contributi al di fuori del settore privato.
Ricapitolando, possono accedere alla pensione con quota 96 coloro che:

  • avevano, al 31 Dicembre 2012, 36 anni di contributi versati e 60 anni di età
  • avevano, al 31 Dicembre 2012, 35 anni di contributi versati e 61 anni di età
  • le donne che, al 31 Dicembre 2012, avevano 20 anni di contributi e 60 anni di età

Proposte di modifica della Riforma Fornero

modifica riforma fornero
Immagina che indica la richiesta di modificazione della riforma Fornero

Diverse le proposte di modifica di questa sfortunata riforma delle pensioni. Il decreto legge Gnecchi, in tal proposito, proponeva la modifica di alcune interpretazioni del sopracitato Decreto Legge 201, da parte dell’INPS. In particolare:

  • eliminazione della restrizione ai contributi non derivanti da lavoro privato
  • il requisito dei 64 anni di età deve essere sufficiente alla pensione, senza che vengano tenuti in considerazione altri fattori presenti nella riforma, come gli adeguamenti alla speranza di vita
  • le donne che hanno iniziato a lavorare a 15 anni di età nate entro il 1952, hanno diritto alla pensione con 15 anni di contributi e non con 20

La Legge di Bilancio 2017: Opzione Donna e APE

bilancio
Immagine per il bilancio 2017 riguardo le pensioni, l’Opzione Donna e APE

Con l’approvazione della Legge di Bilancio 2017 sono state “aggiustate” altre parti della Riforma delle pensioni in particolare riguardo alle donne e agli anticipi pensionistici.

La pensione delle donne

Le donne che, entro il 31 Dicembre 2015, abbiamo maturato 35 anni di contributi e che siano nate negli ultimi 3 mesi del 1958 potevano andare in pensione entro il Luglio del 2016, mentre per le donne che abbiamo raggiunto il requisito dopo il luglio del 2016 la pensione arriverà, tenendo conto dell’adeguamento alla speranza di vita, un anno dopo per quanto riguarda le lavoratrici del settore pubblico e 18 mesi dopo per le lavoratrici del settore privato.

L’APE: cos’é e chi ne può beneficiare

ape
Immagine per l’anticipo pensionistico

APE é un acronimo che sta per Anticipo Pensionistico, e riguarda i lavoratori dipendenti, sia del settore pubblico sia del settore privato. Si tratta di un prestito pensionistico che verrà erogato, a seconda che sia un anticipo pensionistico volontario o un anticipo pensionistico sociale, dalle banche o dallo Stato. Tale prestito dovrà essere restituito in 20 anni dal momento in cui viene erogata la pensione in rate con interessi.

Chi può accedere al prestito pensionistico?

  • i lavoratori dipendenti che, al 31 Maggio 2017, avevano compiuto 63 anni di età
  • lavoratori pubblici
  • artigiani
  • commercianti
  • coltivatori diretti

La rendita integrativa temporanea anticipata

La rendita integrativa temporanea anticipata, abbreviata in RITA, é un meccanismo, introdotto dalla legge di bilancio del 2017, attraverso il quale gli utenti potranno scegliere in quale misura riscuotere l’Ape, avvalendosi di un regime fiscale vantaggioso. La rendita integrativa temporanea anticipata é cumulabile sia con l’Ape sociale sia con quella integrativa.

In conclusione, sebbene il caos generato dalla Riforma Fornero, che non prendeva in considerazione un larga parte di fattori importanti, alcuni aggiustamenti sono stati messi in atto dai Governi che si sono susseguiti e altre proposte sono ancora sul tavolo.

Avrete forse sentito parlare della Quota 100, si tratta di una proposta di riforma delle pensione del Movimento 5 Stelle che mira al completo superamento della riforma Fornero e precede la pensione per chi, sommata età anagrafica e contributiva, raggiunta la quota 100.

Oltre a questo, il Movimento, propone anche la cosiddetta Quota 41, per coloro che hanno iniziato a lavorare in giovane età, in tutti i settori e l’aumento delle pensioni minime. Le pensioni minime richiederebbero un capitolo a parte ma certamente i 400 euro di pensione concessa a determinate categorie non é sufficiente al giorno d’oggi e, forse, sarebbe meglio pensare ad un adeguamento delle pensioni piuttosto che ad un adeguamento alla speranza di vita.

Previous

MPS Spider: la Carta Prepagata Monte Paschi di Siena

Next

Rendimax: Opinioni Conto Deposito Banca Ifis

Check Also