I buoni fruttiferi postali sono considerati una forma di investimento a bassissimo rischio, essendo garantiti dallo Stato Italiano.

Infatti Poste Italiane S.p.a. è un ente pubblico controllato per il sessanta per cento dal Ministero dell’Economia. Tuttavia, questo tipo di investimento è anche noto per una redditività molto limitata. Vediamone insieme le caratteristiche salienti, facciamo un po’ il punto della situazione cercando di individuarne i pro e i contro, altro approfondimenti li trovi su Tipi di buoni fruttiferi postali.

Sommario:

Cosa sono i buoni fruttiferi postali

buono fruttifero
Foto di una serie di buoni fruttiferi

I buoni fruttiferi postali sono uno dei prodotti finanziari storicamente di maggior successo di Poste Italiane. Sono stati istituiti nel 1924 per permettere l’investimento di capitali che non potevano essere destinati ai libretti postali, aprendo così un ulteriore canale di entrata di capitali e quindi di liquidità verso le casse postali. La garanzia da parte dello Stato tramite la Cassa Depositi e Prestiti ne ha sancito un successo che resiste al passare degli anni e che ne fa ancora oggi un prodotto particolarmente richiesto.

Buoni fruttiferi postali 2016, perché investire?

buoni 2016
Una persona che ha in mano dei buoni del 2016

I buoni fruttiferi postali 2016, per i motivi visti sopra, sono ritenuti un investimento sicuro e, diversamente da quanto accade con i buoni del tesoro, non soffrono alcun tipo di oscillazione né sono soggetti a svalutazione o deprezzamento. I buoni fruttiferi 2016 sono disponibili in sei tipologie, le differenze principali riguardano la durata dell’investimento, con tassi di interesse crescenti all’aumentare della durata del deposito. La durata tipica dell’investimento va dai sei ai dodici anni, tuttavia è possibile optare per depositi per periodi di tempo anche più lunghi, fino a vent’anni.

I buoni fruttiferi postali 2016 sono uno strumento di risparmio ideale per chi voglia mettere da parte un gruzzoletto senza vederselo svalutare e con costi di gestione contenuti. Rappresentano una sorta di cuscinetto rispetto all’instabilità dei mercati, sono uno strumento di investimento virtualmente a rischio zero, dato che perderebbero qualsiasi valore soltanto nell’ipotesi in cui lo Stato fallisse, ipotesi quantomeno remota ed altamente improbabile.

I pro degli investimenti in buoni fruttiferi 2016 ed altri

pro investimenti buoni fruttiferi
Cassaforte che include buoni fruttiferi e denaro per investimento

I buoni fruttiferi postali, a differenza dei titoli di stato, non sono soggetti alle tipiche fluttuazioni di valore nominale che caratterizzano questi ultimi. Inoltre, la capillare diffusione di uffici postali sul territorio italiano, anche in quei centri dove c’è scarsa copertura da parte degli istituti bancari, rende possibile l’accesso a questo tipo di investimento praticamente a tutti.

Non è previsto nessun costo o commissione per la sottoscrizione, gestione e rimborso dei buoni fruttiferi postali con la possibilità di richiedere il rimborso del capitale oggetto dell’investimento in qualsiasi momento. In più, ulteriore punto di interesse è dato dalla tassazione agevolata degli interessi al 12,50 per cento, caratteristiche che invogliano molto il piccolo investitore che non vuole rischiare di vedersi il capitale intaccato. A questo si aggiunge l’esenzione dall’imposta di bollo per importi inferiori a cinquemila euro e l’esenzione dalle imposte di successione.

Si tratta di uno strumento di investimento e risparmio sicuro e garantito dallo Stato Italiano che è nato prevedendo vari tipi di offerta che erano caratterizzati da durata del deposito e tassi di rendimento differenti, utili a soddisfare le esigenze di diversi profili di investitori. Attualmente si è operata una semplificazione dei tipi di buoni fruttiferi postali disponibili.

È previsto semplicemente il pagamento una tantum di una quota di iscrizione di cinquanta euro. L’affidabilità dell’investimento è essenzialmente dovuta all’insensibilità alle turbolenze sui mercati finanziari, all’instabilità degli istituti di credito e alle svalutazioni monetarie.

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I contro nel fare un investimento in denaro in buoni 2016 ed altri

rischi Buono postale fruttifero
Immagine ironica di un animale che mantiene un buono fruttifero

La limitata redditività ne fa più un prodotto da risparmio che da investimento. Contrariamente a quanto accadeva nei decenni passati, dove i buoni fruttiferi postali venivano emessi in un contesto di inflazione elevata con la lira italiana, favorendo il guadagno dei compratori nel lungo periodo, attualmente i rendimenti lordi sono molto bassi anche in virtù della stabilità dell’Euro. In più, se si verificasse una privatizzazione totale di  Poste Italiane S.p.a. verrebbe meno la garanzia della Cassa Depositi e Prestiti e quindi dello Stato.

La riduzione delle tipologie di buoni fruttiferi postali messa a disposizione dei compratori rispetto al passato che ha portato a sole due tipologie principali attualmente disponibili:

  • i buoni fruttiferi postali dedicati ai minori
  • i buoni fruttiferi postali ordinari, rispettivamente con rendimento annuo lordo fino a un massimo dell’1,50 e del 2,50 per cento, con un piano di interessi scalare che aumenta ogni anno a seconda della durata dell’investimento.

In realtà, una volta detratto l’ammontare dell’imposta di bollo e gli oneri di tassazione il rendimento viene ulteriormente ridotto risultando dello 0,40 per cento. Questo significa che portando ad esempio l’ipotesi di un investimento di cinquemila euro, con questo tipo di buoni viene riconosciuto un interesse massimo pari a venti euro su base annuale, un guadagno veramente irrisorio, assimilabile a quello derivante dagli interessi maturabili con il medesimo capitale depositato su un conto bancario.

Un po’ di storia sui buoni fruttiferi postali

vecchio buono fruttifero
Uno dei primi buoni fruttiferi del 1980-1980

Tra i vari servizi postali, i buoni fruttiferi postali sono sin dalla loro istituizione una forma di finanziamento statale alternativa ai buoni del tesoro. Negli anni settanta e ottanta erano l’investimento più in voga in Italia in virtù degli alti tassi di interesse e della contemporanea inflazione a livelli da record della lira in quel periodo storico. Per questa concomitanza di fattori si trattava di un investimento dal rendimento veramente alto anche sul lungo periodo, fino a trent’anni.

In realtà, per quei titoli in scadenza le cose non stanno andando esattamente così:

Nel frattempo vi è stato il cambio di valuta dalla lira all’Euro e l’inflazione è quasi dieci volte minore rispetto ai valori medi degli anni ottanta . Grazie a dei cavilli legislativi e a delle clausole contrattuali, le Poste hanno la facoltà di cambiare i tassi di rendimento in corso d’opera con modifiche attuabili a mezzo di decreti ministerali, anche con effetto retroattivo.

Il 13 giugno 1986, per effetto della flessione verso il basso dell’inflazione di metà anni ottanta, il governo dell’epoca, applicando le previsioni di cui all’Articolo 172 della Legge 588/74, ha ritoccato il rendimento dei buoni già emessi verso il basso, variando il rendimento delle serie emesse fino al 30 giugno 1986 e delle serie emesse successivamente. Queste modifiche hanno determinato negli ultimi anni la scomparsa di diverse tipologie di buoni fruttiferi postali ed un sensibile abbassamento dei tassi di rendimento.

Possiamo trovare differenti tipologie di buoni, come ad esempio:

Buoni fruttiferi degli anno 80, tassi d’interesse errati

buoni postali 1980
foto di buoni postali datati intorno al 1980 del valore di venticinquemilioni di lire

Gli investitori che hanno acquistato buoni fruttiferi negli anni ottanta e che negli ultimi anni avevano i titoli in scadenza, all’atto della riscossione si sono visti riconoscere tassi di rendimento ben inferiori a quelli indicati originariamente sui buoni stessi, proprio in ragione di quanto stabilito dal decreto ministeriale del 1986.

Questo ha generato una serie di contenziosi che per lo più sono ancora in essere in quanto molte di queste vertenze non sono ancora giunte al terzo grado di giudizio e quindi con sentenza passata in giudicato, tuttavia si stanno registrando degli orientamenti nei primi gradi di giudizio che tendono a riconoscere il diritto degli investitori a vedersi riconosciuti i tassi di rendimento per i buoni fruttiferi postali emessi in data antecedente al 30 giugno 1986, dichiarando quindi illegittima la retroattività del provvedimento ministeriale del 13 giugno 1986.

Nella sostanza, alla luce di queste notizie, dei tassi di rendimento sempre meno interessanti per gli investitori e della scomparsa di una nutrita parte di buoni fruttiferi dalle offerte attuali da parte di Poste Italiane, i buoni fruttiferi postali appaiono sempre più un prodotto finanziario poco competitivo. Possono quindi andare bene per chi voglia una sorta di salvadanaio in cui riporre i propri risparmi, a redditività quasi zero.

Perché investire e non sui Buoni fruttiferi?

investire in buoni fruttiferi postali
Immaqgini dai vari buoni fruttiferi con la presenza di denaro per fare l’investimento

Si possono quindi sintetizzare i pro e i contro di questi strumenti di investimento nel modo che segue:

Aspetti positivi dei buoni fruttiferi

  • Forma di risparmio sicura in quanto direttamente garantita dalla Cassa Depositi e Prestiti;
  • Tassazione agevolata del 12,5 per cento;
  • Rimborso totale del capitale alla scadenza;
  • Nessuna spesa di commissione;
  • Esenzione dell’imposta di bollo per capitali entro i cinquemila euro;
  • Copertura capillare di filiali di Poste Italiane sul territorio.

Aspetti negativi dei buoni fruttiferi

  • Bassa redditività delle tipologie di buoni attuali;
  • Rischio alto di privatizzazione di Poste Italiane con ricaduta sfavorevole per gli investitori;
  • Investimento non interessante sui lunghi periodi.

In definitiva, i buoni fruttiferi postali 2016 e tutti gli altri hanno subito delle forti limitazioni nel corso del tempo, sia come redditività che come varietà disponibili rispetto al passato, motivo per il quale non risultano attualmente essere tra i prodotti finanziari più interessanti sul mercato.

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